Piaggio Ciao: compie 50 anni. Ma non li dimostra

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Piaggio Ciao: compie 50 anni. Ma non li dimostra

Messaggioda cts » 12 mag 2017 16:06

Il Ciao compie 50 anni. Ma non li dimostra
Lanciato nel 1967, divenne subito «il motorino» per eccellenza. Uscì di produzione nel 2006, ma la sua storia non è mai finita. Perché è ancora su strada. Guidato, amato, curato, collezionato.
Fonte: http://motori.corriere.it/motori/attual ... pale.shtml


1967, comincia la produzione
Nel giugno 1967 vennero avviate alla Piaggio le catene di montaggio del Ciao, figlio della Vespa e dell’Ape. Il suo nome diventerà sinonimo di ciclomotore a pedali.
Al lancio — avvenuto a Genova, all’auditorium della Fiera del Mare, l’11 ottobre 1967, padrino un giovanissimo Umberto Agnelli, allora amministratore delegato dell’azienda — sul mercato c’erano circa 250 ciclomotori, prodotti da una cinquantina di aziende più o meno famose. Il terreno era fertile.
Ma il Ciao rese di un colpo tutti i suoi «colleghi» obsoleti.

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La linea di produzione del Ciao a Pontedera (Pisa): è il 1967


Il precedente del 1955
Al Ciao Piaggio era arrivata dopo un lungo percorso.
Un prototipo era stato realizzato nel 1955, ma non ebbe seguito produttivo.
Il progetto era di Corradino d’Ascanio, geniale ideatore sia della Vespa sia dell’Ape. All’epoca non si ritenne opportuno investire in questo mercato e gli stabilimenti erano già impegnati al limite per soddisfare le richieste di scooter e motocarri.
Ma qualcosa del ciclomotore di d’Ascanio arriverà sul Ciao: la struttura portante in lamiera stampata e la sospensione anteriore a doppio biscottino oscillante sarebbero poi state riprese dal fortunato ciclomotore.

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1955: il prototipo di Corradino d’Ascanio


Il battesimo del Salone, a Milano, nel 1967
Dopo la presentazione ufficiale, sempre nel 1967 il Ciao venne mostrato al pubblico del Salone del Ciclo e del Motociclo di Milano.
La gamma era articolata su sei versioni, con ruote da 19 pollici e da 17, forcella anteriore di tipo ciclistico (cioè senza sospensioni) o elastica, frizione automatica e cambio monomarcia o con variatore.
Il progetto era opera di un team coordinato dall’ingegner Bruno Gaddi.
Per il Ciao fu sviluppato un motore di 49,77 cc raffreddato ad aria forzata dalla larghezza massima di soli 10,2 centimetri e che poteva essere alloggiato sotto alla pedana.

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Il Ciao del 1967


Economico, ma non povero
Il Ciao venne mantenuto costantemente aggiornato per soddisfare le esigenze dei clienti. Si trattava di un veicolo economico, ma tutt’altro che realizzato in economia, come dimostrano i trattamenti galvanici e le soluzioni tecniche impiegate, studiate per durare anni.
Già tra i veicoli di pre-serie e quelli entrati in produzione si possono notare alcune differenze, come per esempio la forma del badge sul serbatoio sul quale è riportato il logo del modello.

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Il Ciao all’inizio della sua «carriera», nel 1967


Costava 55mila lire
Progettato partendo da zero come ciclomotore utilitario, il Ciao venne realizzato attingendo a piene mani alle conoscenze che la Piaggio possedeva tanto nel settore dei motori a due tempi (l’ammissione era a disco rotante, come sulla Vespa), quanto in quello delle strutture portanti in lamiera stampata.
Lo scopo era soddisfare i requisiti che, nel settore della piccola mobilità, sono le chiavi del successo: facilità di guida, affidabilità, bassi costi di gestione e limitato prezzo d’acquisto.
Tutti obiettivi che il Ciao centrò in pieno: la versione base costava 55 mila lire.
Il consumo medio (norme CUNA, quindi ultra-ottimistiche!) era di un litro di miscela al 2% ogni 70 chilometri!


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La pubblicità del Ciao nel 1968


Fantasia e praticità
La campagna pubblicitaria del Ciao fu studiata dall’agenzia Leader di Firenze, che utilizzò slogan e motivi stilistici ispirati a quelli della Vespa, modello anche allora di grande successo.
Nelle réclame il ciclomotore sfoggiava colori vivaci, ma ne venivano esaltati anche i lati pratici, la facilità d’impiego e l’economia d’uso. Il mezzo giusto per la famiglia che stava cominciando ad apprezzare la comodità e il piacere di elettrodomestici come il frigorifero e il televisore.

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I primi anni del Ciao


Manubrio a «V» e parabrezza
Alle tre versioni iniziali del Ciao (CN, CE e CV) si aggiunse nel 1969 lo Special. Nel ’70 arrivarono le versioni L e R, caratterizzate da un corredo di accessori più ricco e da alcuni particolari modificati, per esempio il manubrio a V al posto di quello a U.
Il Ciao poteva essere equipaggiato con molti accessori originali, dai carter laterali in plastica avorio (al posto di quelli grigi) alle borse laterali, ai paragambe, al parabrezza.


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Il Ciao R (con il manubrio a V, al posto di quello a U), del 1970


Sella a doppio molleggio
Dopo i primissimi esemplari, il Ciao R (la lettera è l’iniziale di «Rinnovato») assumerà anche un’altra caratteristica: il fanale rettangolare al posto di quello tondeggiante.
I carter laterali di materiale plastico color avorio erano un optional offerto a partire dal 1971.
Il modello SC (abbreviazione di Super Confort), introdotto nel ’71, aveva la sella con supporto a doppio molleggio: la soluzione tentava di sopperire all’assenza delle sospensioni posteriori.

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La réclame del Ciao, 1971

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Il Ciao SC, 1971

I «cugini» del Ciao
Il notevole successo ottenuto dal Ciao indusse la Piaggio a sviluppare nuovi modelli per lo stesso segmento di mercato, in forte espansione. Il Boxer fu il primo di questi: lanciato nel 1970, deriva dal Ciao. Monta lo stesso motore. Ma ha le sospensioni posteriori (anziché il telaio rigido) e una forcella anteriore di tipo telescopico (invece di quella con doppio biscottino oscillante).
Seguirono il Bravo (1973), il Si (’78, quello che ebbe all'epoca maggiore fortuna nelle vendite), il Boss (’88, quello che ebbe all'epoca minore fortuna nelle vendite) e il Grillo (’89).
Ma di tutti i ciclomotori di questa famiglia, il progenitore Ciao fu il più longevo: nessuno dei suoi derivati venne prodotto dopo il 2001.


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Il primo modello del Boxer, del 1970


Le «sardomobili»
Il nome indovinato, una campagna stampa coinvolgente, un prezzo abbordabile e giustificato dalle qualità del mezzo: sono le armi con cui il Ciao si fece spazio fino a diventare il best seller tra i ciclomotori a pedali. La comunicazione attinse a piene mani alle campagne ideate per la Vespa da Gilberto Filippetti, in particolare l’uso creativo della lingua, con neologismi d’effetto come le «sardomobili» (le auto ridicolizzate come scatole di sardine, con il loro «cielo di latta», mentre «chi Ciao» è libero...».) e il «melocompro».


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La réclame del Ciao, 1973


L’uscita di scena nel 2006
La produzione del Ciao finisce nel dicembre 2006.
In una quarantina d’anni ne erano stati costruiti circa 3 milioni e mezzo di esemplari.
L’ultima versione, il Ciao KAT Euro2, era stata lanciata nel 2003 e si distingueva per l’originale fanalino posteriore.
La struttura portante era nella sostanza invariata rispetto a quella del modello originario, soltanto alcuni dei componenti principali erano stati rivisti per migliorare il comfort (la sella) e la sicurezza (i gruppi ottici sono di maggiori dimensioni) o per dare un tocco di modernità (le ruote in lega d’alluminio).

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Il Ciao KAT Euro2, del 2003

Il mercato del vintage
Ma se la linea di produzione si ferma, la storia del Ciao non finisce. Nonostante che non sia un veicolo raro, il ciclomotore Piaggio continua ad attrarre e a passare di mano in occasione delle mostre-mercato.
Le quotazioni per gli esemplari più anziani e perfettamente conservati tendono a salire.
Ma un esemplare in buone condizioni si può ancora trovare a un prezzo ragionevole. E data la passione che oggi anima il settore delle due ruote d’epoca, l’acquisto di un Ciao «vecchio» si potrebbe già spacciare a una moglie comprensiva come una oculata forma di investimento…


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Ciao alla mostra Automotoretrò


Intramontabile
«Ora la salutiamo e, se permette, la salutiamo come si salutano gli amici: Ciao!». Così finiva l’introduzione del manualetto di uso e manutenzione del Ciao: conclusione che si adatta all’uscita di scena del ciclomotore italiano per eccellenza.
Il Ciao non viene più prodotto, è vero, ma è talmente robusto e ha così poche esigenze in fatto di manutenzione che sono ancora migliaia gli esemplari quotidianamente su strada, in Italia e in Europa.
Con lo stesso buonumore di quando debuttò. Mentre frigoriferi e televisori della stessa epoca ormai si vedono solo nei musei...

[b]Alcuni siti dedicati al Piaggio Ciao (escluse le sezioni dei forum generici)[b]
https://it.wikipedia.org/wiki/Piaggio_Ciao
http://adottaunciao.forumfree.it/
http://www.ciaocrossclub.it/root/phpBB3/
http://www.piaggiociaoamatori.com/
http://www.piaggiociaoamatori.com/
http://ciaodepoca.forumfree.it/
http://www.forum-ciao.com/

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Re: Piaggio Ciao: compie 50 anni. Ma non li dimostra

Messaggioda Mix » 13 mag 2017 18:49

Cts ha scritto:...frizione automatica e cambio monomarcia o con variatore.
In questo bellissimo articolo, sembra un insignificante dettaglio.

Correva l'anno 1977. Avevo 14 anni e usavo part-time il Califfo di mia madre, prodotto dalla Rizzato. Rapportato un pò "lungo", raggiungeva i 55 Km/h effettivi ma l'accelerazione era tutt'altro che "bruciante".
Una mia compaesana aveva un Ciao con uno strano optional, il "variatore", quando gli altri ciclomotori erano monomarcia o, come il Garelli, di marce ne avevano tre. Ho quindi provato questo Ciao.
Folgorato.

Mi chiesi perchè le Vespe 50-125-150-200 non l'avessero e sognavo uno scooter 4 tempi con questo "variatore" che, anni dopo, ho scoperto fu inventato negli anni '50 dall'olandese Van Doorne. La DAF fu la prima automobile che la adottò.

Oggi, il sottoscritto ha un motore 4 tempi, 4 valvole, 400 cc. con la forma (secondo me) più evoluta di quel tradizionale CVT che provai 40 anni fa, l'FR4.
Esattamente ciò che sognavo.

Scusate l'intromissione in questo topic ma ho inteso complimentarmi con Piaggio per aver adottato una cinghia e un paio di pulegge sul suo Ciao.

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Re: Piaggio Ciao: compie 50 anni. Ma non li dimostra

Messaggioda cts » 15 mag 2017 08:30

La mia testimonianza è differente: ho usato Ciao monomarcia e Ciao variatore, ma non sentivo assolutamente alcuna differenza tra i due sul medesimo percorso urbano...


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